L’empatico è una persona che sa accostarsi agli altri accogliendo la loro differenza. Il significato del termine empatico indica anche un livello della relazione che va oltre la logica del rispecchiamento. L’empatico vive la relazione con gli altri sperimentando l’inevitabile separazione e differenza che caratterizza un rapporto autentico con l’alterità.
L’empatia viene comunemente associata alla simpatia, alla compassione e all’altruismo. Attorno all’empatia gravitano allora una costellazione di fenomeni che comprendono la disposizione innata agli istinti sociali e alla protezione e cura degli altri fino alla capacità di simulare in sé stessi l’esperienza vissuta dall’Altro. Se seguiamo questa accezione di empatia rischiamo però di confondere il soggetto empatico con chi è capace di “mettersi nei panni” dell’Altro. Dovremmo invece considerare empatico chi sa abitare la relazione con l’Altro senza utilizzare il proprio vissuto come parametro per comprendere l’alterità radicale dell’Altro.
Sul piano relazionale empatico è contrario a simmetrico e speculare. Il livello empatico della relazione non si basa sul rispecchiamente tra Sé e l’Altro, ma sulla differenza simbolica tra soggetto e Altro. Empatico indica anche l’aspetto inassimilabile della relazione, quella dimensione che non si lascia addomesticare dalla propria capacità di immaginare il vissuto dell’Altro. Il livello empatico della relazione non si fonda dunque sull’immedesimazione e sull’identificazione con l’Altro.
Empatico è ciò che resta di una relazione quando l’illusione del rispecchiamento si dissolve per effetto dell’incontro con la dimensione assoluta dell’Altro. Ab-soluta, cioè sciolta da ogni legame e tuttavia sorgente di ogni apertura al legame. Empatico è dunque un modo etico di vivere la relazione a partire dalla differenza e dall’unicità dell’Altro.