Nel campo della psicoterapia psicodinamica, comprendiamo che la mente e il corpo non sono entità separate, ma un’unica, complessa trama di esperienze e significati. Questa interconnessione diventa particolarmente evidente quando si esplora il Disturbo Borderline di Personalità (DBP), una condizione complessa che, pur manifestandosi primariamente attraverso la disregolazione emotiva e relazionale, lascia segni profondi e spesso dolorosi anche sulla dimensione corporea.
Il DBP Attraverso la Lente Psicodinamica: Un Sé Frammentato
Dal punto di vista psicodinamico, il DBP è spesso inteso come il risultato di precoci esperienze relazionali traumatiche o di gravi fallimenti dell’ambiente di accudimento, che hanno impedito lo sviluppo di un Sé coeso e stabile e di una sana regolazione emotiva. Vi è una difficoltà fondamentale a “mentalizzare” – ovvero, a comprendere il proprio comportamento e quello altrui in termini di stati mentali (pensieri, sentimenti, intenzioni). Questa lacuna porta a un’incapacità di dare significato alle proprie esperienze interne.
Come suggeriva D.W. Winnicott, figure centrali nella psicodinamica relazionale, quando un “ambiente sufficientemente buono” non è stato presente, il vero Sé – inclusa la sua dimensione corporea – può non svilupparsi pienamente, costringendo l’individuo a costruire un “falso Sé” per adattarsi, spesso a scapito della propria autenticità e integrità interna. L’individuo con DBP vive spesso in uno stato di frammentazione, con un’oscillazione tra stati mentali ed emotivi estremi, senza la capacità di integrare le diverse parti di sé.
Quando il Dolore Psicologico Si Incarna: Le Ripercussioni sul Corpo
Se le emozioni sono troppo intense per essere contenute dalla mente o per essere simbolizzate, il corpo diventa spesso l’unico canale espressivo. È un meccanismo primitivo, una forma di “linguaggio muto” quando le parole e la comprensione sono insufficienti.
Le ripercussioni del DBP sul corpo sono molteplici e spesso devastanti:
- L’Autolesionismo: Forse la manifestazione più visibile e dolorosa. Il tagliarsi, bruciarsi o altri atti auto-danneggianti non sono tentativi suicidari (sebbene il rischio sia elevato), ma spesso disperati tentativi di sentire qualcosa quando si è emotivamente intorpiditi (dissociati) o, al contrario, di scaricare un dolore emotivo insopportabile rendendolo fisico e tangibile. “Il corpo è l’unico luogo dove il dolore psicologico può essere reso reale,” potrebbe essere una parafrasi del vissuto. È un tentativo primitivo di regolazione affettiva.
- La Dissociazione e la Depersonalizzazione/Derealizzazione: Questi stati alterati della coscienza sono comuni nel DBP. La persona può sentirsi distaccata dal proprio corpo (depersonalizzazione) o dalla realtà circostante (derealizzazione). Questa sensazione di non essere “nel proprio corpo” o di non essere “reale” è una potente difesa psicologica contro il dolore travolgente, ma porta a una profonda alienazione da sé e dal proprio veicolo fisico.
- Tensioni Croniche e Malattie Psicosomatiche: Il corpo può diventare un “contenitore” per emozioni non elaborate. Ansia costante, rabbia repressa o traumi non risolti possono manifestarsi come tensioni muscolari croniche, emicranie, problemi gastrointestinali, fibromialgia o altre condizioni psicosomatiche. Il corpo “urla” ciò che la mente non riesce a elaborare. Wilhelm Reich, sebbene con un approccio più corporeo, parlava di “corazza caratteriale”, ovvero tensioni muscolari croniche che bloccano l’espressione emotiva.
- Comportamenti Compulsivi e Dipendenze: L’uso di cibo, sostanze, alcol o attività compulsive (es. sesso promiscuo, gioco d’azzardo) sono spesso tentativi di autocalmarsi o di intorpidire il dolore. Questi comportamenti hanno un impatto diretto sul corpo, spesso portando a conseguenze fisiche dannose a lungo termine, ma sono vissuti come l’unica via per gestire un’angoscia insopportabile.
- Difficoltà con l’Interocezione: Le persone con DBP possono avere difficoltà a riconoscere accuratamente i propri segnali corporei interni (fame, sete, bisogno di riposo, ecc.), il che può portare a un disregolazione di base delle funzioni corporee e a una scarsa cura di sé. Possono anche confondere sensazioni fisiche con stati emotivi intensi.
Il Corpo nella Terapia Psicodinamica: Un Ponte Verso l’Integrazione
La psicoterapia psicodinamica offre uno spazio sicuro e contenitivo per esplorare queste manifestazioni corporee. Non si tratta solo di parlare dei sintomi, ma di comprendere il loro significato profondo all’interno della storia relazionale dell’individuo.
Attraverso la relazione terapeutica, che diventa essa stessa un nuovo “ambiente di holding” (Winnicott), il paziente può iniziare a:
- Riconoscere e dare un nome alle emozioni intense, invece di agirele sul corpo.
- Integrare le parti frammentate del Sé, inclusa la relazione con il proprio corpo.
- Comprendere la funzione dei comportamenti autolesivi o compulsivi, trovando poi strategie più adattive.
- Sviluppare una maggiore capacità di mentalizzazione, imparando a riflettere sui propri stati interni e su quelli degli altri, riducendo l’impulso ad agire.
- Ristabilire un senso di interocezione, imparando ad ascoltare e a prendersi cura dei bisogni autentici del proprio corpo.
Il percorso è spesso lungo e impegnativo, ma permette di passare da un corpo vissuto come nemico o strumento di scarica a un corpo che può diventare un alleato, un luogo di esperienza autentica e di radicamento del Sé. L’obiettivo è aiutare la persona a riabitare il proprio corpo in modo più consapevole e compassionevole, trasformando il dolore in comprensione e l’azione impulsiva in scelta riflessiva.
Se riconosci queste dinamiche in te stesso o in una persona cara, sapere che esiste un approccio terapeutico che considera la totalità dell’essere – mente e corpo – può essere un primo, fondamentale passo verso la guarigione.