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L’autolesionismo o auto-danno intenzionale (il termine tecnico è “Repetitive Self-Harm Syndrome“, sindrome da autolesionismo ripetuto) viene definito come l’intenzionale, diretto ferimento di un tessuto del corpo ma spesso fatto senza intenzioni suicide. L’atto più comune con cui si presenta l’autolesionismo è il taglio superficiale alla pelle ma esso comprende anche il bruciarsi, infliggersi graffi, colpire una o più parti del corpo, tirarsi i capelli (tricotillomania) e l’ingerire sostanze tossiche o oggetti. Di solito però i comportamenti associati all’abuso di sostanze e disturbi alimentari non sono considerati veri e propri atti di autolesionismo poiché il danno ai tessuti che ne risulta sono collaterali e non volontari.Tuttavia possono esserci dei comportamenti non direttamente collegati con l’autolesionismo. ma che risultano tali poiché hanno l’intenzione di causare danni diretti ai tessuti.

Il suicidio, come già detto prima, non è il fine dell’autolesionismo ma il rapporto tra suicidio e autolesionismo è piuttosto complesso poiché, talvolta, un comportamento autolesionista può essere pericoloso per la vita.[5] Vi è comunque un aumento del rischio di suicidio negli individui che praticano l’autolesionismo; infatti se ne trovano segni evidenti nel 40-60% dei suicidi.Bisogna però tenere presente che collegare l’autolesionista con un potenziale suicida è nella maggior parte dei casi inesatto.

Durante l’infanzia l’autolesionismo è piuttosto raro anche se dal 1980 i casi sono aumentati.Esso è anche indicato dal Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-IV-TR) come un sintomo del disturbo di personalità borderline. Inoltre esso si manifesta anche in soggetti che soffrono di depressione, sono omossessuali, disturbi d’ansia, abuso di sostanze, disturbo post traumatico da stress, schizofrenia e disturbi alimentari. L’autolesionismo è più comune durante l’adolescenza o la tarda adolescenza; di solito appare tra i 12 e 24 anni. Ma esso si può verificare a qualunque età, anche in soggetti anziani; in questo caso però l’autolesionismo è molto più pericoloso. Il fenomeno non riguarda solo gli esseri umani ma anche animali come uccelli e scimmie.

 

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