fbpx
+39 3491643371 info@ilariabellavia.it

Cosa sono le esperienze traumatiche precoci?

Come Psicologi e Psicoterapeuti ci troviamo spesso a valutare la frequenza e l’ intensità rispetto ad episodi traumatici accaduti in età evolutiva. Molteplici test sono di aiuto nel diagnosticare tali quadri patologici, come ad esempio il Test di Cohen (che valuta, nelle sottoscale, la trascuratezza, il rifiuto, l’inversione di ruolo, l’abuso fisico, la violenza domestica assistita da parte della figura paterna, ecc….). Il fattore “trauma” determina un vissuto di angoscia e di dolore che influisce sui MOI (Modelli operativi interni) del soggetto, determinando uno stile di attaccamento, il più delle volte, di tipo Disorganizzato.

Cosa intendiamo per esperienze traumatiche precoci?

Il più delle volte le persone ricercano aiuto nel tentativo di trovare una soluzione efficace ai loro problemi. Ciò senza porsi, quasi mai, quale può essere o quali possono esseri i fattori o le esperienze sottostanti a tale malessere.

Nell’arco di vita di ogni persona si intersecano una serie di vissuti più o meno consci all’individuo che hanno contribuito a strutturare uno stile di vita, una tipologia del carattere, una modalità (spesso egodistonica) di affrontare relazioni ed esperienze della propria di vita di soggetti adulti.

Il fattore relativo alla precocità con la quale certe esperienze si verificano, non è da sottovalutare. E’ bene premettere che l’individuo comincia a ricordare episodi della propria vita ad un’età che oscilla tra i tre e i quattro anni. Prima di allora è difficile che si possano avere ricordi nitidi e netti.

Il vissuto di ogni soggetto è, quantunque veritiero, soggetto a rielaborazioni proprie che possono talvolta distorcerne la trama, il significato.

Perchè è fondamentale porre in atto una rielaborazione delle proprie esperienze di vita?

Da studi effettuati in doppio cieco si è visto come le esperienze traumatiche precoci in età infantile siano da considerarsi fattori di rischio per lo strutturarsi di gravi patologie in età adulta.

Il concetto di prevenzione primaria ri-capitola ciò che ci auspicheremmo da una presa in carico precoce di persone con vissuti dolorosi e traumatici, proprio perchè prima si interviene, più alta è la percentuale di riuscita in favore di una non patologizzazione in età adulta.

Sebbene, in Italia, e in altri paesi europei, ciò sia ormai del tutto assodato, in una percentuale di casi questi protocolli non vengono messi in opera.

L’intervento dello Psicoterapeuta talvolta è tardivo e, in quei casi, il lavoro risulta più complesso e variegato.

Poniamo, quindi attenzione, ai soggetti in età evolutiva affinchè si possa intervenire per tempo e con strumenti affidabili.

 

images16

Perche’ tendiamo a proteggerci dall’invidia?

Molti soggetti, di entrambi i sessi ed in particolari condizioni psicologiche, non riescono a riconoscere a se stessi meriti e valutazioni positive. Perche’? Cosa scatta dal punto di vista psicologico dentro di loro? Proviamo a tracciare un percorso logico (o meglio psico-logico) che possa dare spiegazioni esaustive: innanzitutto i livelli di autostima variano da soggetto a soggetto. Possiamo incontrare nei nostri studi soggetti con una carente, se non autosvalutante percezione di se’, ma anche soggetti “ipertrofici” che non accettano di sottoporsi ad alcun tipo di critica, proprio in virtu’ del fatto che sopravvalutano la propria persona, le proprie capacita’, ecc…

Come puo’ intervenire lo Psicoterapeuta?

In primo luogo riducendo i livelli di stress causati, ad esempio, da una scarsa autostima e attivando risorse interne all’individuo che lo rendano consapevole delle proprie difficolta’.

In seconda battuta stimolare l’individuo affinche’ elabori, nel tempo, una “nuova immagine” di se’ scevra da sensi di colpa, svalutazione del se’, ecc…

Perche’ e’ importante affrontare questi livelli di disagio?

Riuscire a rintracciare e a prendere contatto con una soggettivita’ diversa e piu’ funzionale, e’ senz’altro un primo punto cui porre attenzione. Il clinico sa bene quanto questo e’ complesso, fonte di sofferenza e di stati di disagio. Tuttavia e’ necessario, con l’aiuto di un esperto, modulare un intervento proficuo che “normalizzi” la situazione critica in corso in quel dato momento.

 

0e3b4abdf46e34e7e08c7ff85e301230_832507

Perche’ al divorzio consegue un aumento di depressione e di ansia?

Il divorzio può essere non solo sconvolgente e costoso, ma anche dannoso per la salute, portando picchi di pressione alta e depressione che possono aumentare il rischio di una morte prematura. E’ quanto emerge da uno studio dell’Universita’ dell’Arizona, negli Usa, pubblicato sulla rivista Health Psychology. Secondo gli studiosi la chiave starebbe tutta nei problemi di sonno conseguenti alla rottura del matrimonio: se nei primi mesi dopo la separazione, infatti, difficoltà a riposare sono normali, fanno parte di una sorta di “processo di aggiustamento” che l’organismo in genere riesce a tollerare bene, se persistono possono significare qualcosa di diverso e rendono suscettibili a sviluppare depressione e problemi di salute da non trascurare. (fonte:Ansa)

 

In seguito ad un esperimento su 138 soggetti incorsi in una separazione o in un divorzio e analizzati sul piano medico, e’ emerso come questi ultimi soffrissero di pressione alta e di problematiche inerenti il sonno e il calo del tono dell’umore.

 

Dai dati analizzati inoltre e’ emerso che più persistevano i problemi di sonno dopo la separazione, per dieci settimane o più, maggiore era la probabilità che questi problemi avessero un ulteriore effetto negativo sulla pressione sanguigna, con ciascuna segnalazione di difficoltà a riposare collegata in particolare a un aumento di circa sei punti del valore della pressione sistolica. Tra i rimedi consigliati per incorrere il meno possibile in questi problemi il ricorso, in caso di bisogno, ad un percorso di psicoterapia e la revisione della routine giornaliera in modo da favorire il relax serale e quindi il sonno.

 

 

Call Now Button