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Gli attacchi di panico, secondo il DSM-5, il manuale diagnostico dei disturbi mentali più diffuso, sono eventi di improvvisa paura o disagio intensi che raggiungono il picco in pochi minuti, periodo durante il quale si verificano quattro o più sintomi. I 13 sintomi dell’attacco di panico sono:

Palpitazioni, cardiopalmo o tachicardia.
Sudorazione.
Tremori fini o grandi scosse.
Dispnea o sensazione di soffocamento.
Sensazione di asfissia.
Dolore o fastidio al petto.
Nausea o disturbi addominali.
Sensazione di vertigine, instabilità, “testa leggera” o svenimento.
Brividi o vampate di calore.
Parestesie (sensazioni di torpore o formicolio)
Derealizzazione (sensazione di irrealtà) o depersonalizzazione (sensazione di essere distaccati da se stessi).
Paura di perdere il controllo o di “impazzire”.
Paura di morire.

Il disturbo di panico è qualcosa di diverso dai singoli attacchi, e implica una preoccupazione persistente per l’insorgenza di altri attacchi o per le loro conseguenze (ad es. perdere il controllo o avere un attacco cardiaco, o impazzire) e un’alterazione disadattiva del comportamento correlata agli attacchi (ad es. evitamento di situazioni non familiari).

Attacchi di panico: perché si verificano?


Gli attacchi di panico si manifestano spesso dopo eventi stressanti o lutti di figure significative. Di fronte a situazioni difficili, dunque, è possibile che il nostro sistema difensivo vada in crisi e si inneschi un allarme molto rumoroso che non riusciamo a spegnere. Ci sono poi alcune teorie che aiutano a spiegare l’origine dell’ansia e del panico.

L’ansia, secondo le teorie psicoanalitiche, si attiva come risposta alle sollecitazioni da parte della realtà esterna e dei desideri interni. Inoltre ricerche hanno evidenziato tra i pazienti con attacchi di panico, la comune percezione che i genitori durante l’infanzia fossero minacciosi, critici, esigenti e controllanti. L’ansia quindi nasce dalla paura inconscia di rimanere intrappolati in una situazione di disagio oppure di perdere l’amore delle figure di accudimento.

Le teorie cognitive sostengono invece che le persone che sperimentano una forte ansia di fronte ai problemi abbiano alcune convinzioni irrazionali, ovvero idee rigide che provocano emozioni negative e comportamenti poco adattivi. I pensieri irrazionali riguardano ad esempio giudizi negativi verso se stessi e gli altri o verso le situazioni complicate, che vengono vissute in modo terribile e catastrofico. Un esempio di convinzione irrazionale e catastrofica è “queste cose non devono succedere. Non sarò mai in grado di affrontarle”. Questi atteggiamenti mentali porterebbero a sperimentare un disagio eccessivo di fronte a situazioni che, anche se problematiche, hanno comunque una soluzione.

Infine, Jerome Kagan, professore emerito e ricercatore di Psicologia presso la Harvard University, ha rilevato nei pazienti con disturbo di panico una vulnerabilità neurofisiologica predisponente all’ansia, che ha definito inibizione comportamentale a ciò che non è noto. In altre parole, secondo Kagan i bambini (e poi gli adulti) con questa tendenza sarebbero predisposti a provare ansia nelle situazioni che non conoscono.

Come gestire un attacco di panico


Se ti capita un attacco di panico, puoi provare a gestirlo in questo modo:

Cerca di isolarti da ulteriori stimoli, in una condizione di tranquillità da stimoli esterni;
Respira lentamente, buttando fuori l’aria con la bocca in modo controllato (puoi fare l’esercizio del respiro lento);
Prova a distendere i muscoli, camminando lentamente;
Tenta di rallentare il flusso dei pensieri, ad esempio concentrandoti su una cosa sola o contando con calma, cercando di visualizzare i numeri che conti un secondo alla volta.
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Per vivere in modo diverso gli attacchi di panico è necessario trasformare l’ansia in una risorsa: ma in che modo?

Un attacco di panico capita a tutti, non è una cosa da deboli e non sei una persona meno valida se sperimenti un attacco d’ansia;
Accetta la paura. Anche se ti sembra di impazzire e di morire, l’attacco di panico finirà poco a poco e riuscirai ad uscirne.
Il panico è ritorno alla sensazione di essere bloccato e senza via d’uscita. Spesso deriva da ricordi infantili in cui ci siamo sentiti sovrastati e impotenti. Il nostro cervello valuta la somiglianza e decide di lanciare l’allarme.
Il panico è una reazione protettiva. Anche se, pur di proteggerci, ci impedisce di fare qualsiasi cosa.

Spesso le persone che sperimentano un attacco di panico si vergognano, si sentono a disagio e preferiscono non parlarne. L’isolamento però rendere ancora più fragili ed esposti. Parlarne con qualcuno, è importante perché aiuta a ridurre la vergogna e recuperare la calma.

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