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Le dipendenze rappresentano un fenomeno complesso, che intreccia dinamiche biologiche, psicologiche e relazionali. La neurobiologia delle addiction, in particolare, ci offre uno sguardo approfondito sul funzionamento del cervello di chi soffre di dipendenza, evidenziando meccanismi che si intrecciano con il mondo interno della persona. In questo articolo esploreremo come le neuroscienze e l’approccio psicoanalitico possano dialogare per comprendere e trattare il problema delle dipendenze.


Il Cervello delle Dipendenze: Cosa Dice la Neurobiologia?

Le dipendenze attivano un circuito cerebrale specifico noto come sistema di ricompensa, il cui nucleo centrale è costituito dal nucleus accumbens, con il supporto dell’amigdala, dell’ipotalamo e della corteccia prefrontale. Quando una persona consuma sostanze o si coinvolge in comportamenti compulsivi (come il gioco d’azzardo), il cervello rilascia grandi quantità di dopamina, provocando una sensazione di piacere intenso.

Col tempo, però, l’esposizione ripetuta a tali stimoli altera l’equilibrio neurochimico:

  • Si verifica una riduzione dei recettori dopaminergici, portando la persona a cercare stimoli sempre più intensi per ottenere lo stesso piacere iniziale.
  • Le funzioni della corteccia prefrontale, responsabile del controllo inibitorio e della pianificazione, si indeboliscono, favorendo comportamenti impulsivi e compulsivi.
  • Il sistema dello stress (asse ipotalamo-ipofisi-surrene) si sovraccarica, generando ansia e disagio nei periodi di astinenza.

Questi cambiamenti creano un circolo vizioso: il soggetto non cerca più il piacere ma consuma la sostanza (o perpetua il comportamento) per evitare il dolore.


Dipendenza: Una Difesa Psichica? L’Approccio Psicoanalitico

Dal punto di vista psicoanalitico, la dipendenza non è solo una questione di neurotrasmettitori, ma anche un tentativo disperato di colmare un vuoto interiore. Il sintomo diventa un “oggetto transizionale” che offre un’illusoria sensazione di sicurezza e di controllo.

La Dipendenza come Regolazione Affettiva

Molte persone dipendenti sperimentano difficoltà nel regolare i propri stati emotivi. Spesso, il loro passato è caratterizzato da relazioni affettive segnate da:

  • Carenza di sintonizzazione emotiva: figure di accudimento incapaci di riconoscere e rispondere ai bisogni emotivi.
  • Traumi precoci: abusi, trascuratezza o perdite importanti, che lasciano un’impronta duratura sul senso di sé.

La sostanza (o il comportamento) diventa un “rifugio” per anestetizzare emozioni insostenibili, come la rabbia, la vergogna o la paura dell’abbandono.

Un Vuoto da Colmare

La psicoanalisi sottolinea come le dipendenze possano essere lette come una ricerca di una “madre mancante”: un oggetto capace di fornire quella gratificazione e sicurezza che non sono state sperimentate nell’infanzia. La sostanza, in questo senso, è l’oggetto che colma temporaneamente un vuoto esistenziale.


Dialogo tra Neuroscienze e Psicoanalisi: Verso una Cura Integrata

Un approccio integrato, che unisca neuroscienze e psicoanalisi, può offrire strumenti preziosi per il trattamento delle dipendenze:

1. Comprendere il Legame Tra Corpo e Psiche

Le neuroscienze ci permettono di individuare i meccanismi biologici che sostengono la dipendenza, ma la psicoanalisi va oltre, esplorando il significato simbolico del sintomo. Ad esempio, una persona che abusa di alcol potrebbe non solo cercare di alleviare uno stress cronico, ma anche rievocare inconsapevolmente un aspetto della relazione con una figura genitoriale ambivalente.

2. Favorire la Mentalizzazione

La psicoanalisi, attraverso un lavoro sul transfert e sulla relazione terapeutica, aiuta il paziente a sviluppare la capacità di mentalizzare, ossia di dare un senso alle proprie emozioni e ai comportamenti che ne derivano. Questo processo riduce il bisogno compulsivo di agire la dipendenza.

3. Sostenere il Cambiamento Neurobiologico

Interventi psicoterapeutici profondi possono influire sul cervello, favorendo una maggiore neuroplasticità. Ad esempio, il rafforzamento della funzione riflessiva e il miglioramento delle capacità relazionali possono portare a una regolazione più efficace del sistema dopaminergico e dello stress.


Conclusioni: Oltre la Dipendenza

La dipendenza non è solo un disordine biologico o un sintomo psichico, ma un’esperienza che racchiude entrambe le dimensioni. Attraverso un lavoro integrato che tenga conto della neurobiologia e del mondo interno del paziente, è possibile costruire un percorso di cura che non si limiti a interrompere l’uso della sostanza, ma che favorisca una trasformazione profonda del senso di sé e della propria vita relazionale.

Se senti che la tua relazione con una sostanza o un comportamento ti sta sfuggendo di mano, non esitare a contattarmi. Insieme, possiamo esplorare le radici del tuo malessere e trovare nuove strade per una vita più piena e libera.


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