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Nel panorama della psicoanalisi, i concetti di narcisismo e psicosi assumono una profondità particolare, radicandosi nelle prime fasi dello sviluppo psichico e nelle dinamiche delle relazioni oggettuali. Sebbene distinti, entrambi rimandano a modalità fondamentali di funzionamento dell’apparato psichico e alle sue possibili deviazioni.


Il Narcisismo in Psicoanalisi: Investimento Libidico dell’Io

In psicoanalisi, il termine narcisismo è stato introdotto da Sigmund Freud e successivamente elaborato da numerosi autori, tra cui Melanie Klein, Heinz Kohut e Otto Kernberg. Non si tratta solo di un tratto caratteriale, ma di una tappa essenziale dello sviluppo e di una modalità fondamentale di investimento libidico.

Freud distingueva tra:

  • Narcisismo primario: Uno stato iniziale e universale dell’infante, in cui la libido è investita sull’Io stesso, prima di dirigersi verso oggetti esterni. In questa fase, il bambino non distingue ancora completamente sé dall’ambiente. È uno stato di onnipotenza e autosufficienza.
  • Narcisismo secondario: Si manifesta quando la libido, ritirata dagli oggetti esterni a causa di frustrazioni o delusioni, viene nuovamente investita sull’Io. Questo può avvenire in situazioni di malattia, lutto o in patologie come il disturbo narcisistico di personalità.

Dal punto di vista psicoanalitico, il disturbo narcisistico di personalità (DNP) è spesso inteso come il risultato di un fallimento nello sviluppo di una sana autostima e di una capacità di relazionarsi in modo maturo con gli altri. Heinz Kohut parlava di Sé grandioso e Imago parentale idealizzata, costrutti che, se non adeguatamente integrati e ridimensionati dalle esperienze reali, possono portare a una personalità fragile ma allo stesso tempo megalomane, costantemente alla ricerca di “oggetti-Sé” che la nutrano e la confermino. Otto Kernberg, invece, enfatizzava la presenza di un Sé grandioso patologico, che integra aspetti del Sé ideale, dell’oggetto ideale e del Sé reale, ma in modo distorto e difensivo contro sentimenti di invidia e vuoto. La mancanza di empatia del narcisista è vista come una difesa contro la dipendenza e il riconoscimento dell’altro come entità separata.

Il narcisista, pur vivendo spesso in una bolla di grandiosità, mantiene un contatto con la realtà esterna. La sua distorsione della realtà non è un delirio, ma piuttosto una negazione selettiva o un’idealizzazione volta a proteggere un’immagine di sé fragile e vulnerabile. Non c’è una perdita della capacità di esame di realtà, ma piuttosto una sua strumentalizzazione.


La Psicosi in Psicoanalisi: La Rottura con la Realtà e le Sue Origini Profonde

La psicosi, in ottica psicoanalitica, è concettualizzata come una condizione molto più arcaica e grave del narcisismo. Essa implica una frattura radicale con la realtà esterna e un’alterazione profonda della struttura dell’Io. Freud stesso considerava la psicosi una “nevrosi narcisistica” in cui la libido si ritira completamente dagli oggetti esterni per investire un Io disorganizzato, portando a deliri e allucinazioni.

Secondo la teoria kleiniana, la psicosi affonda le sue radici nelle prime e più primitive fasi dello sviluppo infantile, in particolare nella posizione schizo-paranoide. In questa fase, l’Io del bambino è immaturo e non integrato, e gli oggetti vengono percepiti come “oggetti parziali”, radicalmente buoni o radicalmente cattivi. Meccanismi di difesa primitivi come la scissione, l’identificazione proiettiva e la negazione sono predominanti. Se questa fase non viene superata in modo adeguato, e se l’Io non riesce a integrare le esperienze frustranti e gratificanti, si possono gettare le basi per una struttura psicotica. La psicosi rappresenta un ritiro dall’oggetto (o la sua distruzione fantasmagorica) e un investimento esclusivo su fantasie interne che vengono scambiate per la realtà esterna.

I deliri e le allucinazioni non sono visti come semplici sintomi, ma come tentativi, seppur patologici, di ricostruire una realtà interna o di dare un senso a un’esperienza di disintegrazione dell’Io. Sono espressioni di conflitti inconsci profondi e di un fallimento nell’organizzazione del mondo interno ed esterno. La capacità di esame di realtà è gravemente compromessa, e il soggetto vive in un mondo dominato da proiezioni e introiezioni distorte.


Narcisismo e Psicosi: Distinzioni Strutturali

La distinzione fondamentale in psicoanalisi tra narcisismo e psicosi risiede nella struttura dell’Io e nel suo rapporto con la realtà:

  • Narcisismo: L’Io, seppur con un’organizzazione patologica, è relativamente integro e la sua relazione con la realtà esterna è mantenuta, sebbene essa sia filtrata attraverso bisogni grandiosi e difese. Le difficoltà risiedono nella qualità delle relazioni oggettuali e nella gestione dell’autostima.
  • Psicosi: L’Io è frammentato o la sua integrità è gravemente compromessa, portando a una perdita della capacità di distinguere il sé dal non-sé, e la realtà interna da quella esterna. La rottura con la realtà è il fulcro della condizione.

In sintesi, la psicoanalisi ci offre una lente profonda per comprendere come il narcisismo possa rappresentare una deviazione nella costruzione di un Io coeso e di relazioni mature, mentre la psicosi indica un fallimento molto più arcaico e pervasivo nella costituzione stessa della realtà psichica e del suo rapporto con il mondo esterno. Entrambe le condizioni rivelano le sfide e le complessità dello sviluppo psichico umano.


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