Il corpo non è altro che lo strumento con cui conosciamo il mondo, per dirla con Merlau-Ponty. Credo che avesse perfettamente ragione.
Gli scienziati oggi parlano di cognizione incorporata. Gli psicoterapeuti, come me, riscoprono ogni giorno l’importanza del lavoro sul corpo e sul comportamento. In fondo anche Bessel van der Kolk, Patricia Ogden e prima di loro Alexander Lowen ne parlavano ampiamente. Pensiamo che i nostri pazienti cambieranno anche sul piano del muoversi in modo diverso, ovvero che utilizzeranno il corpo sentendolo in un “altro modo”, forse essendone semplicemente più padroni, più consapevoli.
Talvolta è utile in terapia mostrare interesse (reale) per quello che la persona nomina come luogo che sta per qualcos’altro…” sono andato a giocare a tennis, mi sono ritrovato a fare una partita con un amico che non vedevo da tempo, presto mi sono sentito esausto, non ero in grado di mantenere lucida l’attenzione, eppure quello del tennis è un luogo assai importante per me, perché mi muovo, faccio sport..”
Il terapeuta può intercettare conflitti irrisolti dietro ad un sintomo che prima di tutto fa parlare il corpo. Pensiamo a forme isteriche conclamate, a processi definiti come depersonalizzazione e via dicendo…
a. domandarsi se realmente siamo poco capaci di avere consapevolezza nella nostra percezione corporea
b. a cosa colleghiamo questo fenomeno nel momento presente della nostra vita?
c. perché pensiamo che il focus sia realmente la corporeità?
d. poniamo questi quesiti al professionista e condividiamo il suo parere confrontandolo con il nostro.