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Il Counseling Filosofico s’identifica come una forma d’intervento focalizzata a persone che non presentano patologie psichiche. Alcuni studiosi l’hanno definita una terapia per sani (L. Marinoff). E’ possibile, infatti identificare e delineare, una serie di problemi, propri dell’esistenza normale, e quindi non definibili come patologici, che rappresentano i campi di intervento specifici del Counseling Filosofico: i disagi esistenziali (il senso della vita, la malattia, la morte, l’ amore, la felicità, la tristezza, …); i conflitti che derivano da difficoltà decisionali (riguardanti se stessi, i rapporti di coppia, la famiglia, gli studi, le scelte professionali, il lavoro, …); le questioni riguardanti interrogativi etici e morali (la fedeltà, la libertà, la giustizia, l’aborto, la fecondazione artificiale, l’eutanasia, i trapianti, la donazione di organi, …); le esigenze intellettuali di ricerca e conoscenza, che comprendono l’ eventualità, rara ma possibile, che venga richiesto un supporto filosofico, per il solo piacere di soddisfare un’esigenza intellettuale. Ci sono una serie di condizioni definibili casi di confine, abitualmente trattate dalla psicoterapia, che possono essere considerate un’area di sovrapposizione tra il patologico e il non patologico. Il che vuol anche dire che, per le loro caratteristiche, possono trarre beneficio sia dall’approccio del Counseling Filosofico che da quello psicoterapeutico. Tra i casi di confine possiamo considerare: le condizioni d’angoscia e depressione esistenziale derivanti da una pervasiva sensazione di vuoto interiore con perdita di significato dell’esistenza; le cosiddette crisi esistenziali tipiche delle età di transizione (l’adolescenza, la mezza età , la menopausa e l’andropausa, la terza età, la senescenza, …); le crisi di valori e significati derivanti da questioni specifiche, che comportano sovente una perdita dell’equilibrio emotivo; gli aspetti della personalità che contribuiscono a definire la tipologia personale e che in alcuni casi creano disagi personali (la timidezza, l’irritabilità, il pessimismo, l’insicurezza, …).
Barrientos Rastrojo, Counselor Filosofico spagnolo, nel suo manuale di Counseling Filosofico, distingue tre diversi correnti riguardo al rapporto tra psicoterapie e Counseling Filosofico.
Vi è una prima posizione, di “armonia”, basata su una distinzione tra le due discipline non scevra di aperture collaborative. La separazione tenderebbe a basarsi sulla diade conscio/inconscio definendo il Counseling Filosofico come terapia per sani. Un tipico esempio della posizione è quella di Lou Marinoff e di Ruschmann.
La seconda posizione è definita di “simbiosi”, vale a dire un tentativo di innestare metodi e cognizioni delle psicoterapie nel Counseling Filosofico. Tra i “simbiotici” possiamo citare, l’italiano Ludovico Berra, Tim LeBon e Luis Cencillo.
La terza ed ultima posizione è quella della “separazione e del superamento critico”, in cui l’universo di valori e pratiche delle psicoterapie è sottoposto a critiche e il Counseling Filosofico è posto come qualcosa di diverso. Tra questi citiamo, lo stesso Barrientos Rastrojo, Schuster, Achenbach e Pollastri.

Dr. Bellavia

Psicoterapeuta, Firenze

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