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Figlio unico: 7 leggende metropolitane da sfatare

Il figlio unico, pur essendo in aumento, rimane tuttavia accompagnato da svariati e infelici luoghi comuni. Idee che hanno trovato ben poco riscontro nella letteratura scientifica e che forse non aiutano, nel loro modo di porsi e pensare al loro bambino così come a se stesse, le coppie che, per svariati motivi, si fermano al primo figlio. Come fanno notare gli psicologi Edoardo Giusti e Claudio Manucci nel libro “Figli unici. Psicologia dei vantaggi e dei limiti” (Armando editore), non esiste una “sindrome del figlio unico”. Si ritrovano semmai delle caratteristiche psicologiche più ricorrenti. Diversa è la struttura del rapporto, non dell’amore, tra genitori e più figli e genitori e figlio. Ma ogni bimbo è diverso e unico, che abbia fratelli o no. E grande è la variazione tra figli unici così come tra le famiglie dove crescono. I possibili elementi di costruzione dell’individuo, le circostanze che ci rendono ciò che siamo sono molteplici e complesse, in parte anche inafferrabili. In ogni famiglia si creano condizioni, “costellazioni” emotive e relazionali irripetibili che hanno un significato diverso e impattano in modo originale su ognuno. Avere o non avere fratelli è solo uno dei possibili fattori che influiscono sullo sviluppo e sull’immagine di sé.
È comunque necessario sgombrare il figlio unico dai miti che lo sostengono per coglierne la specificità. Vediamone alcuni tra i più comuni:“È viziato e capriccioso”
Attenzioni, tempo, risorse, disponibilità non significano vizi. Non esiste il “troppo affetto”. Esiste l’incapacità di comprendere i reali bisogni del piccolo e di rispondervi in modo adeguato e coerente. Esiste il disagio, la difficoltà di un bimbo e il suo tentativo di predominare su un adulto disattento. Questo indipendentemente dalla presenza di fratelli.“Ha difficoltà a socializzare, non è abituato a stare con gli altri”
Certo, i fratelli offrono condizioni di vita fondamentali e irripetibili. Anche se gran parte del lavoro teorico psicoanalitico si è focalizzato soprattutto sugli aspetti negativi della relazione tra fratelli come la competitività, ci sono chance uniche in questa esperienza. Ma gli “unici” non sono disagiati se hanno possibilità di sperimentarsi in rapporti con i pari. Studi su vasta scala negli Stati Uniti e in Cina hanno dimostrato che hanno tanti amici quanti i loro coetanei con fratelli.“È aggressivo e prepotente”
Secondo alcune ricerche sarebbe invece più cooperativo e meno competitivo, in quanto cresciuto fuori da gelosie e litigi classici della rivalità fraterna. In effetti l’abuso, in senso fisico e verbale, tra fratelli è piuttosto frequente. I bimbi con fratelli sono abituati a condividere e collaborare ma anche a competere e subire. Aggressività e prepotenza sembrano fisiologiche ma influenzano il modo in cui si impara a stare con gli altri. Una ricerca condotta nel Regno Unito nel 2010 ha addirittura correlato inversamente la felicità al numero di fratelli. La metà dei 2500 adolescenti intervistati ha attribuito il motivo della propria infelicità al fatto di essere vittima di bullismo, prepotenza, invasione da parte dei fratelli.

“È un bimbo solo e isolato”
Il figlio unico può sembrare più solo. In un certo senso lo è, ma si può essere soli anche avendo fratelli. Spesso c’è un figlio unico, per motivi diversi, anche in una famiglia numerosa. Non sono i fratelli ad assicurare compagnia, sostegno e vivacità alla nostra vita relazionale. Sono le relazioni qualitativamente appaganti con gli altri, fratelli o non. Solo poi non significa solitario o non saper fare amicizia e andare d’accordo. Sapersi consolare, farsi compagnia, avere a che fare con la propria solitudine costruttiva è per esempio una grande risorsa che più facilmente appartiene all’”unico”.

“Diventa grande troppo in fretta”
Quando l’unico modello arriva dai genitori, può succedere che il bambino copi il loro comportamento, i loro discorsi e i loro modi. Risultando “adultizzato”. È un bambino che ha più bisogno di relazioni paritarie, diverse da quelle asimmetriche con i genitori. In questo va incentivato.

“È più dipendente”
La mancanza di fratelli a cui appoggiarsi può invece renderlo autosufficiente prima. Certo, essere l’unico bimbo significa avere tutto puntato su di sé: attenzioni, cure, aspettative, responsabilità. Un vantaggio, ma anche un carico pesante. Il triangolo padre-madre-bambino può essere rinforzante e stimolante, ma anche fagocitante. E intralciare il processo di autonomia e emancipazione. Si tratta di dinamiche delicate in qualunque famiglia ma probabilmente amplificate nei nuclei a tre.

“Si inventa amici immaginari per compensare la solitudine”
La fantasia degli amici immaginari non appartiene solo ai figli unici, isolati o disagiati. È una creazione positiva abbastanza comune. Tutti i bimbi possono aver bisogno di affrontare solitudine, paura, preoccupazioni con l’aiuto di un compagno creato da loro stessi.

In sintesi, ogni volta che vi trovate a dover gestire conflitti “insormontabili” che riguardano la relazione con vostro figlio/a, chiedetevi come potreste e soprattutto a chi potreste rivolgervi per un aiuto immediato e concreto. Professionisti esperti non faranno altro che accogliere la vostra richiesta impostando insieme a voi un percorso che assicuri un risultato immediato ed efficace.

Perche’ al divorzio consegue un aumento di depressione e di ansia?

Il divorzio può essere non solo sconvolgente e costoso, ma anche dannoso per la salute, portando picchi di pressione alta e depressione che possono aumentare il rischio di una morte prematura. E’ quanto emerge da uno studio dell’Universita’ dell’Arizona, negli Usa, pubblicato sulla rivista Health Psychology. Secondo gli studiosi la chiave starebbe tutta nei problemi di sonno conseguenti alla rottura del matrimonio: se nei primi mesi dopo la separazione, infatti, difficoltà a riposare sono normali, fanno parte di una sorta di “processo di aggiustamento” che l’organismo in genere riesce a tollerare bene, se persistono possono significare qualcosa di diverso e rendono suscettibili a sviluppare depressione e problemi di salute da non trascurare. (fonte:Ansa)

 

In seguito ad un esperimento su 138 soggetti incorsi in una separazione o in un divorzio e analizzati sul piano medico, e’ emerso come questi ultimi soffrissero di pressione alta e di problematiche inerenti il sonno e il calo del tono dell’umore.

 

Dai dati analizzati inoltre e’ emerso che più persistevano i problemi di sonno dopo la separazione, per dieci settimane o più, maggiore era la probabilità che questi problemi avessero un ulteriore effetto negativo sulla pressione sanguigna, con ciascuna segnalazione di difficoltà a riposare collegata in particolare a un aumento di circa sei punti del valore della pressione sistolica. Tra i rimedi consigliati per incorrere il meno possibile in questi problemi il ricorso, in caso di bisogno, ad un percorso di psicoterapia e la revisione della routine giornaliera in modo da favorire il relax serale e quindi il sonno.

 

 

Come mantenere viva la relazione di coppia

In queste poche righe illustrero’ quelle che sono le strategie piu’ accurate per mantenere in vita una relazione di coppia in modo sano e soddisfacente.

La relazione di coppia rappresenta un punto di approdo nella vita di ogni persona che riveste una importanza cruciale. Perche’ si parla di felicita’ all’interno di una coppia?

Dobbiamo distinguere almeno 2 fasi: una prima fase, quella iniziale, detta anche “luna di miele” che vede i membri della coppia talmente intrisi di amore, passione e seduzione, tale da non permettere ad altri (esterni alla coppia) di poter invadere il proprio guscio o nido fatto di intimita’, continua ricerca di vicinanza, sintonia emotivo-affettiva.

In questa fase tutto sembra decollare alla perfezione, niente vacilla e ognuno dei membri si definisce totalmente appagato.

Alcuni pazienti riferiscono in seduta di sentirsi come “su un altro pianeta”. Condivido con loro questa immagine onirica, ma sfortunatamente, il piu’ delle volte, le cose fanno fatica a mantenersi a quel livello di gratificazione.

Perche’? Come accennato all’inizio dell’articolo, le fasi implicate sono almeno 2.

La seconda, in particolare, risponde a criteri differenti, ovvero ci troviamo di fronte ad un ridimensionamento e ad un ri-adattamento delle dinamiche di coppia.

In seduta molti dicono “non e’ piu’ come all’inizio del nostro rapporto” e non posso non essere d’accordo con loro, in quanto la relazione amorosa per definizione risponde agli stimoli esterni, alla percezione soggettiva che ogni membro della coppia vive nell”hic et nunc’ del vivere quotidiano.

Se tracciamo una linea orizzontale su un foglio bianco e suddividiamo la linea in decadi che rappresentano l’arco della nostra vita e pensiamo alle varie fasi in cui la nostra relazione di coppia si e’ venuta a trovare, vedremo che la linea tracciata non fara’ altro che riprodurre un’ immagine che rimanda ad un tracciato elettromiografico.

Questo di per se’ spiega il perche’ all’interno di una coppia, ad esclusione della fase detta anche “luna di miele”, si vivono continue oscillazioni, sino ad arrivare (talvolta) a vere e proprie rotture.

Perche’ quindi parlare con un professionista del campo?

Perche’ e’ l’unica persona in grado di accompagnarvi, con continue sollecitazioni, verso una comprensione profonda di cio’ che state vivendo in modo risolutivo. Investire in una psicoterapia di coppia risulta essere l’unico strumento utile a far chiarezza dentro di voi e all’interno della vostra vita sentimentale.

 

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