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Quando la felicità non è più a portata di mano

 

Non è sempre così automatico poter disporre della “felicità”. Ad esempio, alcune persone sono gratificate dal proporsi agli altri come “benefattori” o persone che, prima di tutto, gestiscono il bene degli altri. Questo è per loro motivo di “felicità.

Ma siamo così sicuri di questo? cosa dicono gli Psicologi?

Non è tutto così lineare quando si parla di comportamenti umani e di funzionamento della mente umana. Le cose sono un tantino più complesse. Molte persone, ad esempio, non riescono a contro-bilanciare un atteggiamento altruistico, in cui si possono rintracciare sentimenti di benevolenza gratuita nei confronti degli altri, ad un atteggiamento che prenda in considerazione anche loro stessi (ovvero, mi prendo cura di me stesso/a, cerco di volermi bene, ecc…..).

Qual è il risultato di questa mancanza?

Non vi è un unico risultato, ma ve ne sono molteplici. Intanto, sembra che persone così etero-centrate, vadano incontro, nel tempo, a sentimenti di inutilità, indifferenza nei confronti del mondo, bassa autostima, sintomi depressivi.

In questo senso la psicoterapia ad orientamento psicoanalitico dà modo a queste persone di recuperare quell’attenzione amorevole che, evidentemente, non hanno sperimentato in età infantile e questo non è poco.

 

 

Come nascono e si cronicizzano i disturbi psicologici

 

Nella maggior parte dei casi sono gli episodi relazionali (traumi, abusi, esperienze svalutanti…) a diventare il punto focale e primario della diagnosi e dell’intervento.
La difficoltà originaria diventa un problema quando le persone non riescono ad affrontare la questione in modo efficace, continuando così a fare un uso forsennato di una stessa soluzione ed entrando, quindi, in un circolo vizioso, piuttosto che virtuoso.

Ad esempio si diventa ossessivi nel momento in cui siamo sottoposti ad un forte stress per via del lavoro, degli impegni familiari. Dobbiamo quindi trovare una “via di fuga” al cronicizzarsi di certi eventi.

In altri casi persiste dentro di noi un andamento depressivo che è causa di malesseri, somatizzazioni, senso di inadeguatezza. In questi casi il cibo può essere strumento di compensazione, un riempitivo rispetto ad un vuoto interiore che fa la sua comparsa.

Come nascono dunque le problematiche e i malesseri psicologici negli individui?

Non c’è un inizio univoco, c’è piuttosto una compartecipazione di più fattori (direi ambientali e specifici di quella persona) che rendono quel soggetto “sensibile” alla cronicizzazione e all’implementazione di problematiche psicologiche. I cosiddetti tratti di personalità si stabilizzano fino a dare vita ad un vero e proprio disturbo della personalità.

Quali sono i più comuni disturbi della personalità?

Possiamo raggrupparli in tre aree (A,B,C).

Gruppo A / Disturbi caratterizzati da comportamento bizzarro

Sono contraddistinti da modalità strane, insolite, eccentriche o paranoiche e dalla tendenza alla diffidenza e all’isolamento.

Disturbo di Personalità Paranoide

Caratterizzato da sfiducia e sospettosità; per questo le motivazioni e i comportamenti degli altri vengono tendenzialmente interpretati come malevoli o minacciosi. La persona viene così percepita come ostinata, polemica, non dialogica.

Disturbo di Personalità Schizoide

Caratterizzato da una espressione emotiva ristretta, dal distacco dalle dinamiche relazionali e dal non desiderio di instaurarle e/o mantenerle; in tal modo vi è mancanza di relazioni e vita molto riservata ed isolata. La persona viene allora percepita come appartata o isolata.

Disturbo di Personalità Schizotipico

Caratterizzato da intenso disagio nelle relazioni, emotività inappropriata, atteggiamenti insoliti, distorsioni percettive o cognitive (presenza di credenze magiche e/o bizzarre), isolamento sociale, eccentricità; vi è dunque scarso contatto con la realtà.

Gruppo B / Disturbi caratterizzati da alta emotività

Sono contraddistinti da modalità emotive, teatrali, instabili, estreme, imprevedibili e dalla mancanza di empatia.

Disturbo di Personalità Antisociale

Caratterizzato da una continua inosservanza e violazione delle leggi e dei diritti altrui, così come dalla mancanza di sensi di colpa circa gli atti criminosi commessi.

Disturbo di Personalità Borderline

Caratterizzato da forte instabilità delle relazioni, dell’immagine del proprio Sé e delle dinamiche affettive; è presente inoltre impulsività ed instabilità dell’umore e forte oscillazione tra poli opposti in molte altre aree funzionali della vita. 

Disturbo di Personalità Istrionico

Caratterizzato da eccessiva emotività e seduttività, manifestazioni emotive teatrali, continua ricerca di attenzione degli altri, eloquio e comportamenti iperattivati.

Disturbo di Personalità Narcisistico

Caratterizzato da senso di grandiosità ed unicità, necessità di continua ammirazione ed attenzione, ipersuscettibilità alle critiche, mancanza di empatia e di intelligenza emotiva (riconoscere e capire le dinamiche interne altrui).

Gruppo C / Disturbi caratterizzati da forte ansietà

Sono contraddistinti da modalità ansiose e/o paurose e da una considerevole inibizione e scarsa autostima.

Disturbo di Personalità Evitante

Caratterizzato da assoluto evitamento delle dinamiche e delle situazioni socialmente connotate, senso di inadeguatezza, ipersensibilità e intollerabilità verso i giudizi negativi degli altri, forte inibizione e timidezza. 

Disturbo di Personalità Dipendente

Caratterizzato da eccessivo bisogno di essere accuditi, atteggiamento sottomesso, delega di tutte le personali decisioni, mancanza di autostima, paura dell’abbandono.

Disturbo di Personalità Ossessivo-Compulsivo

Caratterizzato da una forte tendenza al perfezionismo, intensa preoccupazione per l’ordine e la precisione, ipercontrollo delle dinamiche interne, degli avvenimenti e degli impegni, marcata rigidità nei pensieri e negli atteggiamenti. 

Siete dei “mangiatori emotivi”?

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Non sempre mangiamo semplicemente per soddisfare la fame. Ci rivolgiamo ai prodotti alimentari per ricercare un comfort, alleviare lo stress, o come ricompensa. Purtroppo, il “mangiare emotivo” non risolve i problemi emotivi. Di solito, anzi, fa sentire peggio. Dunque, non solo il problema emotivo originale rimane, ma  ci si sente anche in colpa per eccesso di cibo. Imparare a riconoscere i nostri impulsi riguardo il mangiare emotivo è il primo passo per liberarsi dal desiderio di cibo e dell’eccesso di cibo compulsivo, oltre a condurci a cambiare le abitudini che hanno sabotato le vostre diete in passato.

Capire il “mangiare emotivo”

Se avete tentato più volte di “fare spazio” nel vostro stomaco per il dessert anche se eravate già pieni o una Colomba insieme a del gelato, quando vi sentitavate giù, allora avete sperimentato il cosiddetto mangiare emotivo. Il mangiare emotivo induce il soggetto a procurarsi del cibo per farvi sentire meglio, ovvero un mangiare per riempire bisogni emotivi, piuttosto che per riempire lo stomaco.

Utilizzare il cibo di tanto in tanto come un pick me up, o come ricompensa, o per festeggiare non è necessariamente una cosa negativa. Ma quando si mangia è il tuo di coping emotivo primario ovvero un meccanismo caratterizzato da un impulso ad aprire il frigorifero ogni volta che sei arrabbiata, arrabbiato, solitario, stressato, esausto, o annoiato. Si rimane quindi bloccati in un ciclo malsano in cui il vero sentimento o il problema non viene affrontato.

La fame emotiva non può essere riempita con il cibo. Mangiare può  far sentire bene in un dato momento, ma i sentimenti che hanno innescato il mangiare sono ancora lì. Spesso ti senti peggio di quanto ti sentivi prima a causa delle inutili calorie  che hai consumato.

Sei un mangiatore emotivo? Prova il Test
  • Mangi di più quando si senti stressato?
  • Mangi quando non hai fame o quando sei pieno?
  • Mangi per sentirti meglio (per calmare e lenire te stesso quando sei triste, in difficoltà, annoiato, ansioso, ecc..)
  • Ti premi con il cibo?
  • Mangi regolarmente fino a quando hai “riempito” te stesso?
  • Avere molto cibo a disposizione ti fa sentire al sicuro? Pensi al cibo come ad un amico?
  • Ti senti impotente o fuori controllo intorno al cibo?

Se nelle tue risposte ha prevalso il Sì, allora hai buone probabilità di incorrere nel rischio di utilizzare il cibo come un catalizzatore di ansia, emozioni, stress e disagio. Puoi dunque rivolgerti ad uno specialista del settore.

 

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