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Come nascono e si cronicizzano i disturbi psicologici

 

Nella maggior parte dei casi sono gli episodi relazionali (traumi, abusi, esperienze svalutanti…) a diventare il punto focale e primario della diagnosi e dell’intervento.
La difficoltà originaria diventa un problema quando le persone non riescono ad affrontare la questione in modo efficace, continuando così a fare un uso forsennato di una stessa soluzione ed entrando, quindi, in un circolo vizioso, piuttosto che virtuoso.

Ad esempio si diventa ossessivi nel momento in cui siamo sottoposti ad un forte stress per via del lavoro, degli impegni familiari. Dobbiamo quindi trovare una “via di fuga” al cronicizzarsi di certi eventi.

In altri casi persiste dentro di noi un andamento depressivo che è causa di malesseri, somatizzazioni, senso di inadeguatezza. In questi casi il cibo può essere strumento di compensazione, un riempitivo rispetto ad un vuoto interiore che fa la sua comparsa.

Come nascono dunque le problematiche e i malesseri psicologici negli individui?

Non c’è un inizio univoco, c’è piuttosto una compartecipazione di più fattori (direi ambientali e specifici di quella persona) che rendono quel soggetto “sensibile” alla cronicizzazione e all’implementazione di problematiche psicologiche. I cosiddetti tratti di personalità si stabilizzano fino a dare vita ad un vero e proprio disturbo della personalità.

Quali sono i più comuni disturbi della personalità?

Possiamo raggrupparli in tre aree (A,B,C).

Gruppo A / Disturbi caratterizzati da comportamento bizzarro

Sono contraddistinti da modalità strane, insolite, eccentriche o paranoiche e dalla tendenza alla diffidenza e all’isolamento.

Disturbo di Personalità Paranoide

Caratterizzato da sfiducia e sospettosità; per questo le motivazioni e i comportamenti degli altri vengono tendenzialmente interpretati come malevoli o minacciosi. La persona viene così percepita come ostinata, polemica, non dialogica.

Disturbo di Personalità Schizoide

Caratterizzato da una espressione emotiva ristretta, dal distacco dalle dinamiche relazionali e dal non desiderio di instaurarle e/o mantenerle; in tal modo vi è mancanza di relazioni e vita molto riservata ed isolata. La persona viene allora percepita come appartata o isolata.

Disturbo di Personalità Schizotipico

Caratterizzato da intenso disagio nelle relazioni, emotività inappropriata, atteggiamenti insoliti, distorsioni percettive o cognitive (presenza di credenze magiche e/o bizzarre), isolamento sociale, eccentricità; vi è dunque scarso contatto con la realtà.

Gruppo B / Disturbi caratterizzati da alta emotività

Sono contraddistinti da modalità emotive, teatrali, instabili, estreme, imprevedibili e dalla mancanza di empatia.

Disturbo di Personalità Antisociale

Caratterizzato da una continua inosservanza e violazione delle leggi e dei diritti altrui, così come dalla mancanza di sensi di colpa circa gli atti criminosi commessi.

Disturbo di Personalità Borderline

Caratterizzato da forte instabilità delle relazioni, dell’immagine del proprio Sé e delle dinamiche affettive; è presente inoltre impulsività ed instabilità dell’umore e forte oscillazione tra poli opposti in molte altre aree funzionali della vita. 

Disturbo di Personalità Istrionico

Caratterizzato da eccessiva emotività e seduttività, manifestazioni emotive teatrali, continua ricerca di attenzione degli altri, eloquio e comportamenti iperattivati.

Disturbo di Personalità Narcisistico

Caratterizzato da senso di grandiosità ed unicità, necessità di continua ammirazione ed attenzione, ipersuscettibilità alle critiche, mancanza di empatia e di intelligenza emotiva (riconoscere e capire le dinamiche interne altrui).

Gruppo C / Disturbi caratterizzati da forte ansietà

Sono contraddistinti da modalità ansiose e/o paurose e da una considerevole inibizione e scarsa autostima.

Disturbo di Personalità Evitante

Caratterizzato da assoluto evitamento delle dinamiche e delle situazioni socialmente connotate, senso di inadeguatezza, ipersensibilità e intollerabilità verso i giudizi negativi degli altri, forte inibizione e timidezza. 

Disturbo di Personalità Dipendente

Caratterizzato da eccessivo bisogno di essere accuditi, atteggiamento sottomesso, delega di tutte le personali decisioni, mancanza di autostima, paura dell’abbandono.

Disturbo di Personalità Ossessivo-Compulsivo

Caratterizzato da una forte tendenza al perfezionismo, intensa preoccupazione per l’ordine e la precisione, ipercontrollo delle dinamiche interne, degli avvenimenti e degli impegni, marcata rigidità nei pensieri e negli atteggiamenti. 

Maternity Blues o depressione post partum

Il Fenomeno del Maternity Blues esprime in sé un concetto importante, ovvero la presenza di instabilità nell’umore in donne nella fase del post partum.

Sentimenti di inadeguatezza e di disperazione insorgono subito dopo la nascita del figlio. La tipicità di questo disturbo si esprime nel momento in cui il caregiver non è nelle condizioni ottimali per prendersi cura del figlio.

I sintomi, il più delle volte, sono sintetizzabili in questo modo:

  • Sbalzi di umore
  • Umore instabile
  • Tristezza
  • Ansia
  • Astenia
  • Difficoltà a concentrarsi e a portare a termine compiti anche banali

 

Perché questo fenomeno?

Il momento del parto di per sé altera la normale condizione ormonale presente nelle gestanti. A questo si affiancano numerose altre problematiche di origine (questa volta) psicologica, ta cui stress psico-fisico, ansia, paura delle responsabilità legate al ruolo genitoriale ormai imminente.

Come fare?

Sottoporsi a visite specialistiche non invasive, può essere di aiuto. Trovare, quindi, uno/a specialista attento e formato sull’area dell’instabilità dell’umore in una fase così delicata. Escludere tutta una serie di cause organiche (mediche) tramite appositi esami clinici.

 

 

 

 

Quanto siete consapevoli nella vita quotidiana?

La capacità di essere attenti e consapevoli verso ciò che ci succede nella vita momento per momento viene spesso definita con il termine mindfulness. Un alto livello di mindfulness non solo permette di capire meglio cosa ci succede e prendere decisioni più appropriate, ma viene collegato in letteratura anche ad uno stato di maggior benessere. Alla mindfulness, viene contrapposta la mindlessness, cioè un atteggiamento con il quale le persone sono portate a reagire in modo inconsapevole agli eventi, come se fossero telecomandate da un “pilota automatico”. Ciò è spesso dovuto alla presenza di numerose situazioni stressanti nella nostra vita quotidiana rispetto alle quali facciamo fatica a tenere il passo.

Ma come misurare il proprio livello di attenzione e consapevolezza quotidiana? I ricercatori impegnati sul fronte della mindfulness hanno proposto specifici test, il più noto dei quali è il MAAS (Mindfulness Attention Awareness Scale). Questo test, creato dai prof. Kirk Warren Brown (Virginia Commonwealth University, USA) e Richard M. Ryan (University of Rochester, USA), è stato validato su migliaia di persone ed è usato da numerosi ricercatori per svolgere studi scientifici.

Il MAAS è composto da 15 domande che misurano quanto una persona tende ad essere attenta e consapevole verso le esperienze che si sperimentano nella vita di tutti i giorni. Un alto punteggio MAAS indica un alto livello di mindfulness. Al contrario, un punteggio basso riflette un atteggiamento “mindless” nei confronti della vita quotidiana.

 

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