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Per quanto inevitabile nessuno è pronto ad affrontare la perdita di una persona cara, perché quando sopraggiunge, spezza la continuità della vita, interrompe il suo fluire anche per chi resta. Questo può causare un trauma che, all’inizio, può sembrare impossibile da superare.

Improvvisamente ci si trova a fare i conti con il dolore, a cercare un senso a quello che è accaduto, a riorganizzare la propria vita.

Il dolore è tanto più forte quanto più siamo legati alla persona, dipende inoltre dalle circostanze in cui avviene, dalla propria concezione della morte, dalle nostre caratteristiche personali.

Le emozioni possono essere molto contrastanti: si può provare tristezza, solitudine e disperazione, apatia e assenza di emozioni o, al contrario, agitazione, rabbia e inquietudine, senso di smarrimento.
Si può perdere il sonno e l’appetito, avere crisi di pianto e desiderare di isolarsi.

Si sente la mancanza fisica e di tutto ciò che la persona rappresentava per noi: il legame, l’affetto, i progetti fatti insieme… tornare a vivere ogni giorno, normalmente, sembra impossibile.
Al singolo o alla famiglia che vive il lutto, infatti, è richiesto un grande e doloroso sforzo di adattamento.

Ogni persona reagisce a suo modo, ha bisogni e tempi differenti: c’è chi reagisce buttandosi nel lavoro o  su altri impegni per non pensare, chi invece non riesce a trovare l’energia per fare le piccole cose quotidiane e finisce col chiudersi in se stesso. Ciascuno però attraversa fasi psicologiche simili.
L’elaborazione del lutto è quel processo che porta ad una risoluzione dello stato di dolore e di malessere. Permette di tornare ad una situazione di “normalita’”.

Le fasi del Lutto

Inizialmente è normale vivere uno stato di shock, caratterizzato dal rifiuto della realtà.
All’incredulità spesso segue una fase di negazione e rabbia verso il destino, senso di ingiustizia: «Perché proprio a me?» oppure «Non può essere vero». Accettare un evento così doloroso, infatti, è estremamente difficile, soprattutto se avviene in modo improvviso e inaspettato.
Dopo lo shock e l’atteggiamento di rifiuto, ci si rende conto del fatto che quello che è accaduto non si può cambiare e si viene a patti con la realtà (fase del patteggiamento).

Questa consapevolezza può far sprofondare nell’angoscia e nel senso di impotenza. La rabbia poi comincia ad affievolirsi, lasciando il posto alla tristezza, al senso di vuoto. Possono comparire sintomi simili a quelli della depressione: profonda infelicità, mancanza di energie e voglia di fare, stanchezza, problemi del sonno (incubi), diminuzione dell’appetito, difficoltà a concentrarsi, a pensare, lavorare o studiare.
Questa fase, seppure estremamente dolorosa, è necessaria per arrivare all’accettazione del lutto, fase in cui il dolore e la rabbia diventano meno acuti, i ricordi della persona cara – prima laceranti – in qualche modo diventano consolatori e, piano piano, si ritrova il piacere nelle cose della vita.

Se per oltre sei mesi si continua a negare l’accaduto, si continuano a provare sensi di colpa, oppure ci si trova a cambiare improvvisamente umore, comportamento, l’ansia non passa, si hanno frequenti idee di morte, o i sintomi depressivi non riescono ad affievolirsi, è bene consultare uno specialista, che ci aiuti a superare questo drammatico momento.

 

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