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Invecchiamento Attivo: che cos’è?

Il 2012 è L’Anno Europeo dell’Invecchiamento Attivo e della Solidarietà, proclamato dall’Unione Europea.

Il concetto di Invecchiamento Attivo o Invecchiamento in Buona Salute è un concetto pentivo, caro non solo alla Medicina, ma anche agli Psicologi che si occupano di terza e quarta età.

Tutti noi sappiamo che la vita media si è notevolmente allungata grazie alle migliori condizioni generali di vita e anche grazie alla capacità di curare farmacologicamente molte malattie che in passato avrebbero portato alla morte.

In effetti, il concetto di Malattia Cronica o Degenerativa è relativamente recente e appunto riguarda quelle patologie che oggi possono essere controllate a lungo termine, allungando così le aspettative di vita. In passato la diagnosi di queste malattie era più rara ed era invece più frequente la morte a causa dell’impossibilità di fare fronte alle fasi acute e all’aggravamento di queste forme.

Se è sicuramente rassicurante sapere che oggi si può vivere più a lungo, desidero porre l’attenzione sul fatto che ciò che conta è assicurarsi una vecchiaia  che non sia costellata da dolori cronici, da gravi limitazioni fisiche o mentali e dall’assunzione di una quantità impressionante di farmaci che devono controllare ogni sintomo manifestato da un organismo che va fisiologicamente incontro alla fine del suo ciclo di vita.

Quindi, per avere una buona vecchiaia, bisogna porre attenzione al proprio stile di vita con largo anticipo e mettere in atto tutta una serie di comportamenti e di accorgimenti che, speriamo, facciano della terza età un periodo degno di essere vissuto nonostante le sue complessità.

L’invecchiamento è legato innanzitutto al patrimonio genetico di ciascuno di noi anche se  oramai è noto come si possa influire facilitando o inibendo l’espressione  del patrimonio genetico, la scienza che tratta queste influenze è chiamata: Epigenetica.

Quindi proviamo a considerare l’insieme delle condotte di vita che possono influire positivamente rallentando e modulando i processi inevitabili dell’invecchiamento cerebrale e fisico, ricordandoci che il corpo influenza i pensieri e viceversa.

E’ essenziale mantenere vivi gli interessi e le buone e gratificanti relazioni, mettersi nella condizione di ricevere stimoli diversificati che mantengono agili le nostre capacità di elaborarli.  Non chiudersi quindi in una routine ripetitiva, quasi automatica che non farà altro che farci considerare ogni diversificazione da essa come un pericolo o nella migliore delle ipotesi una scocciatura da evitare.

Ogni esperienza nuova ci tiene a contatto con il mondo e i suoi cambiamenti e ci impone almeno di conoscerli, di fare qualche riflessione e magari anche condividerla con chi ci sta vicino, potenziando le capacità ideative e relazionali.

E’ indispensabile rispettare il proprio corpo senza avere la miracolistica aspettativa che non vada accudito e curato e mantenuto in salute per rallentarne l’inevitabile deterioramento. Vuole dire riconoscere i messaggi che il nostro organismo ci invia e dargli il giusto significato, non minimizzare né sottostimare ciò che ci accade, limitandosi soltanto ad  assumere farmaci che facciano scomparire i sintomi senza approfondire i motivi alla base della loro comparsa e attuare comportamenti preventivi.

Ad esempio, il movimento fisico ci permette di rimanere in contatto con un ambiente vitale e stimolante, sia che venga praticato in una centro sportivo o all’aria aperta.

Possiamo quindi dire che una buona vecchiaia si può costruire, almeno in parte.

 

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