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Nel 2019 un sondaggio condotto dal Cyberbullying Research Center negli Stati Uniti ha rilevato che il 30% degli adolescenti aveva subito una qualche forma di  agressione via internet nell’ultimo mese. Fra le varie forme di bullismo on line vi erano:

  • Essere il bersaglio di pettegolezzi
  • Essere oggetto di critiche fondate su pregiudizi o stereotipi sociali
  • Essere imitato e preso in giro da qualcuno
  • Essere oggetto di minacce e intimidazioni

Il fenomeno del cyberbullismo è qualcosa di più che una questione riguardante dei sentimenti feriti. Uno studio del 2018 su oltre 31.000 adolescenti ha scoperto che il cyberbullismo era un forte predittore di problemi emotivi (in particolare per le donne) e comportamentali (soprattutto per i maschi). Sappiamo anche che essere una vittima (e, cosa interessante, anche essere un perpetratore) è collegato ad avere più pensieri e tentativi di suicidio.

Si potrebbe pensare che siano solo gli adolescenti a essere colpiti, ma anche gli adulti sperimentano aggressioni e provocazioni online. Un sondaggio 2015 tra giovani donne, la maggior parte delle quali ventenni, ha scoperto che una persona su cinque aveva ricevuto ripetutamente messaggi osceni e avances sessuali non richieste.

Mentre questo studio particolare si è concentrato sulle donne e sulle loro esperienze, è importante sottolineare che anche gli uomini sperimentano la cyber aggressività. Curiosamente, uno studio sulla percezione del cyberbullismo ha mostrato che i rapporti degli uomini su queste esperienze non sono presi sul serio e che le persone tendono a incolpare maggiormente la vittima se si tratta di un uomo!

Cosa sappiamo del cyberbullismo e cosa possiamo fare al riguardo?

La vastità di Internet e l’anonimato dei social media rappresentano delle sfide uniche e poco conosciute. È importante capire cosa rende il cyberbullismo così dannoso per cercare di prevenirlo e affrontarlo con efficacia.

  1. Internet consente agli autori di essere anonimi e di “sparire facilmente”, il che amplifica la ferocia dell’aggressività

Quando si pensa al classico bullo del parco giochi, cosa viene in mente? Sono combattivi, crudeli e non esattamente inclini all’empatia. Questo vale anche per i cyberbulli: gli autori tendono ad essere meno empatici, meno capaci di mettersi nei panni di qualcun altro. Il problema è che internet rende molto più facile per una persona mettere in atto questo tratto della personalità.

È molto più difficile umiliare e fare del male a qualcuno guardandolo negli occhi che nascondendosi dietro uno schermo. Molte persone non sono in grado di infliggere dolore emotivo a un altro quando si trovano di fronte all’altro.

Online si è fisicamente fuori dalla portata dell’altro: non si può vedere la paura negli occhi della vittima. Non si ha nemmeno bisogno di mostrare il proprio volto quando si interagisce. Questa dinamica può rendere alcune persone più disinibite e, se qualcuna è già incline verso l’aggressività, l’anonimato e la distanza possono essere tutto ciò di cui si ha bisogno per mettere in atto comportamenti che normalmente non si rischierebbero di persona.

Tutto questo rende il cyberbullismo particolarmente difficile da combattere: quando si entra nel cyberspazio, si entra in un mondo di persone meno inibite, meno responsabili e meno empatiche.

Cosa fare al riguardo:

  • Non dare l’amicizia a estranei su Facebook. Anche se le persone che si conoscono possono essere meno inibite su Facebook, queste non potrebbero in ogni caso nascondersi dietro l’anonimato totale.
  • Se si interagisce con qualcuno via Twitter, Reddit o qualsiasi altra piattaforma, bloccarli immediatamente appena usano commenti minacciosi o molesti.
  • Si può sempre scegliere di non coinvolgersi: i cyberbulli non sono alla ricerca di una conversazione significativa, quindi nessuna quantità di argomenti ragionevoli li farà desistere. Il disagio potrebbe rafforzare e alimentare il loro comportamento: il silenzio è la risposta meno soddisfacente che possano ottenere dalla loro vittima.
  • Cercare di ottenere aiuto e supporto dai moderatori del forum, dagli altri partecipanti alla conversazione e dalle persone importanti della propria vita offline.
  1. Chi assiste a fenomeni di cyberbullismo ha meno probabilità di intervenire e aiutare

La distanza, l’anonimato e soprattutto il grande numero di spettatori che internet crea rende anche chi assiste alle aggressioni delle persone peggiori. Se una persona assiste ad un attacco fisico, la vittima ha un potenziale alleato, o almeno qualcuno a cui chiedere aiuto. Se un centinaio di persone assistono ad un assalto, nessuno ha la sensazione che sia proprio sua responsabilità intervenire: <<Lo farà qualcun altro>>. E a volte potrebbero persino pensare che ciò che sta accadendo sia normale. Questo si chiama “effetto spettatore” e accade online in misura ancora maggiore.

Questa dispersione di responsabilità fa sentire le vittime più isolate e incoraggia il comportamento dei bulli.

Cosa fare al riguardo:

  • Si può sempre cambiare! Se si assiste ad un attacco, si può intervenire, si può contrastare l’aggressore o gli aggressori e contattare la vittima per offrirle sostegno.
  • Invitare altre persone ad intervenire.
  • Concentrarsi sull’atto del comportamento stesso, non sulla persona che lo sta perpetrando. La risposta deve denunciare comportamenti scorretti e sostenere la vittima piuttosto che puntare sul far provare vergogna all’autore. Combattere il bullismo con ulteriore bullismo non è la risposta più efficace.
  1. Il cyberbullismo può essere difficile da evitare

Internet esiste 24 ore a giorni, 7 giorni su 7 in tutto il mondo. Nel caso del cyberbullismo non esiste un luogo fisicamente sicuro, come può essere la casa, il luogo di lavoro o anche andare fuori città durante una vacanza, in cui una vittima può essere totalmente fuori dalla portata degli attacchi.

Nel 2008 Melissa Anelli ha iniziato a ricevere messaggi minacciosi da qualcuno in Nuova Zelanda (lei viveva invece negli Stati Uniti). Questi messaggi violenti e a contenuto sessuale divennero sempre più sconvolgenti e alla fine lei e i suoi familiari iniziarono a ricevere anche lettere e telefonate dallo stalker. Melissa è autrice e webmaster di The Leaky Cauldron, un sito di fan di Harry Potter.

La sua esperienza nel cyberstalking è stata un perfetto caso di studio su quanto possa essere difficile sfuggire a questa forma di violenza. Poiché lo stalker – che era un fan che Melissa aveva bandito da un forum di Leaky Cauldron a causa di alcuni suoi commenti offensivi – non viveva negli Stati Uniti come Melissa, la polizia non aveva autorità per intervenire.


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