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Psicoterapia e Scienza

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Come funziona la mente?

Per Solms, schematicamente, la psicoterapia psicoanalitica si basa su tre premesse scientifiche di base (cioè sono verificabili e falsificabili) che riguardano il funzionamento della mente, nella salute e nella malattia:

Il neonato non è una tabula rasa e, come per tutte le specie, anche gli uomini nascono con dei bisogni innati i quali sono percepiti ed espressi come emozioni; queste emozioni di base (innate) attivano comportamenti istintuali che si manifestano come schemi di azione eseguiti al fine di soddisfare i bisogni (ad es. il pianto, l’attacco, la fuga ecc.).
Vi è poi un elenco di Bisogni trasversali a tutti gli esseri umani:

Bisogno di trovare partner sessuali, percepito come eccitazione sessuale;
Bisogno di fuggire da situazioni pericolose, percepito come paura;
Bisogno di eliminare oggetti che frustrano o ostacolano la soddisfazione degli altri bisogni, percepito come rabbia;
Bisogno di vicinanza alle figure che si occupano di noi, percepito come panico e disperazione nel momento in cui la vicinanza viene a mancare;
Bisogno di prenderci cura di altri (ad es. i figli);
Bisogno di giocare.

Compito principale dello sviluppo mentale è, quindi, quello di imparare a soddisfare i bisogni: da questo discende che il disturbo mentale è causato dalla mancata realizzazione di questo compito evolutivo.

Gli schemi di azione di base infatti devono armonizzarsi con le esperienze reali in quanto ad esempio possono esservi situazioni in cui più schemi di azione risultano in conflitto tra loro (ad es. curiosità e paura). Gli esseri umani, inoltre, hanno la capacità di soddisfare i propri bisogni anche in modo simbolico e immaginario.

La maggior parte delle strategie utili a soddisfare i bisogni vengono attuate in modo inconscio e questo implica che per poter cambiare queste modalità occorre portarle di nuovo alla consapevolezza. Gli schemi di azione istintuali si formano nei primi anni di vita, prima che maturino i sistemi di memoria conscia: fanno perciò parte dei sistemi inconsci. Modificare questi schemi inconsci è molto difficile sia perché, facendo parte della memoria procedurale sono difficili sia da imparare che da dimenticare, sia perché vi sono delle resistenze che si oppongono al riconsolidamento di soluzioni che si sono automatizzate nel periodo in cui sono stati affrontati alcuni problemi insolubili.
Su cosa si basa il trattamento psicodinamico?

Seguendo le argomentazioni di Solms, le tecniche utilizzate nella psicoterapia Psicodinamica per alleviare i disturbi mentali sono coerenti con le attuali conoscenze relative al modo in cui il cervello si modifica:

E’ dunque corretto affermare che i disturbi psicologici rappresentano tentativi non riusciti di soddisfare bisogni: le sofferenze psicologiche sono essenzialmente di tipo emotivo e i sentimenti hanno un significato, rappresentano bisogni insoddisfatti (ad es. il panico è paura di qualcosa). Questo assunto differenzia notevolmente il trattamento psicoanalitico da quello psicofarmacologico.
Scopo della psicoterapia è di aiutare i pazienti a trovare modi più efficaci per soddisfare i propri bisogni. I farmaci portano ad una soppressione dei sentimenti indesiderati (azione sintomatica) e quindi non possono curare i disturbi emotivi (potremmo dire che non hanno azione eziologica). La causa del disturbo è l’incapacità del paziente di soddisfare i propri bisogni sottostanti. I farmaci possono talvolta risultare utili perché ad esempio per attuare un intervento psicoterapeutico in alcuni casi è necessario attenuare i sintomi.

Ortoressia, cos’è e come curarla?

Ortoressia (dal greco orthos -corretto- e orexis -appetito-) è un termine che definisce un disturbo alimentare proposto da alcuni medici e psichiatri, descritto come una forma di attenzione abnorme alle regole alimentari, alla scelta del cibo e alle sue caratteristiche. L’ortoressia non è attualmente riconosciuta come patologia dal DSM-5, il principale manuale di diagnostica dei disturbi mentali.

E’ stato Steve Bateman, dietologo, a introdurre questo concetto nel 1997, dopo aver osservato nei suoi pazienti questa forma maniacale per la predilezione assoluta di certi cibi (salutistici) che, col tempo, rischiavano di danneggiare perfino il sistema nervoso di certe persone.

Il DSM 5 (di cui sopra) non ha però inserito la categoria all’interno del Manuale diagnostico per i disturbi mentali.

Come “curare” l’Ortoressia?

  1. Intanto pensare che l’ortoressico ha un funzionamento mentale similare a quello della persona anoressica;
  2. L’obiettivo è quello di mantenere un corpo in perfetta salute, rispettando e mantenendo le forme del proprio corpo, senza che questo si appesantisca;
  3. Il soggetto ortoressico sviluppa una fissazione nei confronti di cibi che di per sé non apportano calorie e che, al contempo, mancano di sostanze nutritive indispensabili per l’organismo;
  4. Il ruolo dei Media, soprattutto negli Usa, ha incentivato di gran lunga (nella popolazione) il ricorso ad abitudini alimentari di questo tipo;

Il dialogo, l’uso della parola rimangono uno strumento indispensabile per affrontare il tema dell’Ortoressia. La Psicoterapia rimane un ottimo strumento per la cura di questa disfunzione alimentare.

 

Counseling filosofico

 

Il Counseling Filosofico s’identifica come una forma d’intervento focalizzata a persone che non presentano patologie psichiche. Alcuni studiosi l’hanno definita una terapia per sani (L. Marinoff). E’ possibile, infatti identificare e delineare, una serie di problemi, propri dell’esistenza normale, e quindi non definibili come patologici, che rappresentano i campi di intervento specifici del Counseling Filosofico: i disagi esistenziali (il senso della vita, la malattia, la morte, l’ amore, la felicità, la tristezza, …); i conflitti che derivano da difficoltà decisionali (riguardanti se stessi, i rapporti di coppia, la famiglia, gli studi, le scelte professionali, il lavoro, …); le questioni riguardanti interrogativi etici e morali (la fedeltà, la libertà, la giustizia, l’aborto, la fecondazione artificiale, l’eutanasia, i trapianti, la donazione di organi, …); le esigenze intellettuali di ricerca e conoscenza, che comprendono l’ eventualità, rara ma possibile, che venga richiesto un supporto filosofico, per il solo piacere di soddisfare un’esigenza intellettuale. Ci sono una serie di condizioni definibili casi di confine, abitualmente trattate dalla psicoterapia, che possono essere considerate un’area di sovrapposizione tra il patologico e il non patologico. Il che vuol anche dire che, per le loro caratteristiche, possono trarre beneficio sia dall’approccio del Counseling Filosofico che da quello psicoterapeutico. Tra i casi di confine possiamo considerare: le condizioni d’angoscia e depressione esistenziale derivanti da una pervasiva sensazione di vuoto interiore con perdita di significato dell’esistenza; le cosiddette crisi esistenziali tipiche delle età di transizione (l’adolescenza, la mezza età , la menopausa e l’andropausa, la terza età, la senescenza, …); le crisi di valori e significati derivanti da questioni specifiche, che comportano sovente una perdita dell’equilibrio emotivo; gli aspetti della personalità che contribuiscono a definire la tipologia personale e che in alcuni casi creano disagi personali (la timidezza, l’irritabilità, il pessimismo, l’insicurezza, …).
Barrientos Rastrojo, Counselor Filosofico spagnolo, nel suo manuale di Counseling Filosofico, distingue tre diversi correnti riguardo al rapporto tra psicoterapie e Counseling Filosofico.
Vi è una prima posizione, di “armonia”, basata su una distinzione tra le due discipline non scevra di aperture collaborative. La separazione tenderebbe a basarsi sulla diade conscio/inconscio definendo il Counseling Filosofico come terapia per sani. Un tipico esempio della posizione è quella di Lou Marinoff e di Ruschmann.
La seconda posizione è definita di “simbiosi”, vale a dire un tentativo di innestare metodi e cognizioni delle psicoterapie nel Counseling Filosofico. Tra i “simbiotici” possiamo citare, l’italiano Ludovico Berra, Tim LeBon e Luis Cencillo.
La terza ed ultima posizione è quella della “separazione e del superamento critico”, in cui l’universo di valori e pratiche delle psicoterapie è sottoposto a critiche e il Counseling Filosofico è posto come qualcosa di diverso. Tra questi citiamo, lo stesso Barrientos Rastrojo, Schuster, Achenbach e Pollastri.

Dr. Bellavia

Psicoterapeuta, Firenze

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