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Il cosiddetto analfabetismo emozionale (dal greco a- «mancanza», lexis «parola» e thymos «emozione» dunque: «mancanza di parole per [esprimere] emozioni), facilmente rintracciabile nella società contemporanea.

Cosa dicono gli Psicologi esperti del settore?

La forma alessitimica, nei soggetti predisposti a questo tipo di quadro psicopatologico, si evidenzia nel momento in cui la persona perde o, meglio ancora, non ha mai avuto modo di costruire dentro di sé un bagaglio emozionale che la mettesse in condizione di poter esprimere tutta una serie e una gamma di vissuti emotivi che sono parte di ogni essere umano.

In particolare, sembra che queste persone siano carenti di aspetti di regolazione emozionale sin dall’infanzia e che, l’ambiente in cui hanno vissuto, non abbia posto in essere misure compensative a questo “deficit”.

Ci sono test attendibili che valutano il grado di Alessitimia?

La comunità scientifica nazionale e internazionale ha messo a punto una serie di reattivi che indagano il disturbo alessitimico, uno di questi è il Tas-20 ( Toronto Alexithymia Scale. G.J. TAYLOR, R.M. BAGBY, J.D.A. PARKER, 1992).

La Psicoterapia è utile in questi casi?

Ovviamente sì, si tratta di “traghettare” la persona in canali a lei/lui sconosciuti per ri-appropriarsi di parti di sé (talvolta di natura traumatogena) che hanno congelato la sfera emozionale. In questo senso la psicoterapia e la relazione con un’altra persona  funzionano da “cassa di risonanza” di malesseri e sofferenze intercorsi negli anni e nella vita di quella persona.

 

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